PEDAGOGIA- l'Illuminismo e Empirismo

 Nuove pratiche educative

 Nel corso del settecento in tutto il continente europeo ebbe luogo un dibattito sui metodi e sui fini dell’educazione e dell’istruzione; tale dibattito determinò il ripensamento di molte delle pratiche sino ad allora impiegate nell'allevamento e nell'educazione dei figli all'interno delle famiglia e una revisione dell'educazione e della gestione delle scuole da parte delle monarchie assolutistiche. 

Uno dei fattori che portavano al ripensamento dei compiti e delle finalità dell'educazione fu l'affermarsi di una diversa concezione delle facoltà cognitive dell'uomo.                                                                           Le pionieristiche ricerche sull'origine e sullo sviluppo delle idee di diversi autori, come Diderot e Locke, misero definitivamente in crisi la tradizionale teoria dell'Innatismo = teoria secondo la quale alcune                                                                                                                          nozioni e conoscenze non si acquisiscono mediante l'esperienza, ma sono già presenti alla nascita.


La migliore conoscenza dei processi mentali dell'essere umano portò a individuare l'origine della conoscenza nell'esperienza e nelle capacità sensoriali e intellettive dell'individuo. Da qui nacque la corrente filosofica nota come Empirismo =  corrente seconda la quale l'uomo, oltre a non possedere alcuna idea innata, per crescere svilupparsi ha bisogno di poter conoscere il mondo per mezzo dell'esperienza.









Locke e la società inglese tra Seicento e Settecento 



John Locke, uno dei massimi filosofi inglese, fu uno dei personaggi a cui va attribuito il merito di avere anticipato l'immagine dell'infanzia. Orfano di madre, egli fu allevato dal padre puritano. Studiò a Oxford, dove insegnò in seguito greco e retorica.                                            Filosofo, cultore di medicina, consigliere politico, uomo d’affari, Locke fu personalità dai tratti eclettici. Considerato uno degli iniziatori del pensiero dei Lumi e teorico della filosofia politica liberale, svolge in più circostanze anche l’incarico di precettore. 

Empirista, negò l'esistenza di idee innate, affermando invece che vi sono solo quelle originate dall’esperienza sensibile. Secondo il filosofo, in materia religiosa deve vigere la tolleranza, ossia il rispetto delle opinioni altrui. Locke condusse una serrata analisi del modo in cui le idee, nate dai sensi, si associando tra loro dando vita alla conoscenza. Affronta questa analisi sopratutto nel Saggio sull’intelletto umano, in cui è celebre l'analogia tra una stanza oscura e l’intelletto inesperto. 

I bambini nascono privi di qualunque conoscenza, per questo Locke recuperò la pedagogia dell'abitudine = è importante avviare presto i bambini alle giuste esperienze, per far sì che le facciano proprie.


La volontà dell'uomo in sé non è né buona né cattiva. Se con la religione non si può arrivare a Dio, la morale non si basa più su una finalità religiosa. Il bene morale diviene l’utile, ciò che è giusto per il singolo è necessario per la collettività.

Locke sostenne la libertà di pensiero e il valore primario della conoscenza dell’individuo. Il fine dell’educazione diventa la felicità mondana razionalmente costruita. 

Nel 1693 Locke pubblicò una raccolta di “pensieri sull'educazione”, un opera che per circa un secolo rappresentò un ineludibile punto di riferimento. Il testo è denso di critiche al sistema educativo del tempo: Locke lamentava l'inutilità dell’apprendimento del latino e del greco. Contestava inoltre l’efficacia dei metodi grammaticali nell’insegnamento delle lingue, l'estraneità dei contenuti scolastici rispetto alla realtà delle cose e la scarsa qualità dei docenti.                                                                                                        Egli auspicava invece l’ampliamento dell’insegnamento della lingua nazionale e del francese, quando l’alunno sarebbe stato più grande di poteva introdurre il latino. Sollecitava poi la buona conoscenza della geografia e delle discipline matematiche e fisiche; una salda formazione etica fondata sulle Scritture e classici come Cicerone. Locke insisteva sull’importanza della formazione di salde abitudini morali sin dai primi anni di vita che consentano al giovane di sapersi comportare nella società. 

Egli mirava a formare il carattere personale, insegnando saggezza, capacità pratiche e buone maniere. Il compito del padre o del precettore era quello di insegnare le virtù morali. Le punizioni fisiche non si addicevano a un gentiluomo: meglio usare lodi e rimproveri, facendo leva sul senso dell’onore del fanciullo. 

Locke si inserì nel movimento realista che insisteva sull’importanza della lingua materna e delle lingue moderne. Al termine della sua vita si occupò anche dell’educazione dei bambini poveri, per i quali suggerì l'apertura di scuole di lavoro presso le chiese. 


                                                                                                                                                         

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