PEDAGOGIA - Immanuel Kant

 L'Illuminismo ebbe un ruolo di primo piano nel promuovere la diffusione dell'istruzione popolare. E' nota infatti la fiducia degli illuministi nella ragione, considerata come lo strumento cognitivo per eccellenza, in grado non solo di guidare l'uomo alla scoperta della realtà, ma anche di scegliere coscientemente ciò che è buono e conveniente. Per questo l'intelletto andava esercitato, allenato alla criticità, in modo che l'individuo potesse partecipare attivamente all'opinione pubblica. Lo Stato aveva il compito, secondo Kant, di offrire a tuti i suoi membri la possibilità di imparare ad utilizzarla. 

Era opinione diffusa che la situazione potesse essere mutata solo gradualmente, favorendo le riforme dall'alto, piuttosto che con rivoluzioni o richieste poco realistiche provenienti dal basso. Per questo motivo il potere politico era invitato a procedere con cautela nella diffusione dell'istruzione popolare, per evitare traumatiche rotture degli assetti sociali. 



Nel suo Essai sur les études es Russie Denis Diderot sosteneva che "un contadino che sa leggere e scrivere può essere oppresso più difficilmente di un altro" e per questo invitava i legislatori a "fare in modo che la professione fosse abbastanza tranquilla e stimata da non essere abbandonata". Non dissimile era stato il giudizio di Charles de Montesquies, che attribuiva all'autorità morale delle leggi e dei governi il compito di sovrintendere all'istruzione del popolo, dato che l'unica forma di controllo e di limitazione nei confronti del potere era proprio un popolo istruito e informato. Arrivò a prescrivere l'istruzione obbligatoria e gratuita per tutti, in nome della formazione di un'opinione pubblica critica e libera. 

L'istruzione popolare era considerata un valore da molti economisti, i quali ritenevano la diffusione dell'istruzione elementare una valida garanzia per l'ordine sociale e soprattutto un efficace mezzo per accrescere la qualità e la quantità della produzione nazionale. 

Montesquieu individuò con maggiore chiarezza il legame esistente tra il modello educativo di uno Stato e il tipo di governo che lo regge. Egli ne' Lo spirito delle leggi indicò la paura per il fondamento dell'educazione impartita nelle tirannie, nell'onore la base dell'educazione, nella virtù il perno di quella repubblicana. Il pensatore francese fece ben poco per nascondere le proprie preferenze per l'educazione repubblicana, presentandola come l'unica capace di garantire la formazione completa dell'uomo, educato in virtù della felicità propria e di quella della patria. 

Sotto accusa finirono le monarchie assolutistiche settecentesche, basate su rigide gerarchie sociali il cui potere del re non era limitato da nessun organo di rappresentanza. Il modello a cui aspirare divenne quello della neonata Confederazione degli Stati Uniti d'Ameria, che nel 1776 erano riusciti a liberarsi dal giogo dell'Inghilterra e a costituirsi nella prima vera repubblica moderna


Gaetano Filangieri spese buona parte della sua breve esistenza nella redazione di un'opera che influenzò profondamente la cultura e la politica non solo europee, ma anche dei neonati Stati Uniti d'America: la Scienza della Legislazione

I primi quattro volumi della Scienza della Legislazione uscirono tra il 1780 e il 1783, mentre il quinto rimase incompiuto a causa della morte dell'autore. Filangieri dedicò un intero volume, il quarto alle Leggi che riguardano l'educazione, i costumi e l'istruzione pubblica. Il presupposto di partenza era che l'unico modo per fondare un sistema scolastico efficiente ed esteso al maggior numero possibile di cittadini era quello di dotarlo di un codice organico di leggi


Egli considerava l'istruzione soprattutto come una questione politica ed etica e perciò riteneva la conoscenza della pedagogia uno strumento indispensabile per contribuire alla "felicità" dell'individuo e della collettività, mirando a formare un cittadino responsabile e in grado di partecipare alla vita dello tato. Il suo  modello educativo può essere considerato come un progetto di formazione unitaria, composto di tre parti: l'educazione pubblica, l'educazione dei costumi e l'istruzione pubblica. 

L'educazione pubblica avrebbe fornito a tutti i giovani tra i cinque e i diciotto anni la conoscenza di una professione manuale per i ceti meno abbienti e l'avviamento a un mestiere intellettuale che i ragazzi più ricchi avrebbero potuto completare all'università. 

La grande novità del piano di Filangieri era che questa prima forma di istruzione, che durava complessivamente tredici anni, era obbligatoria per tutti, con la sola differenza che nel caso delle classi più povere era totalmente a arico dello Stato e avveniva in scuole diurne, mentre quella dei ceti più ricchi, a pagamento, prevedeva la permanenza all'interno di collegi.

La distinzione degli studenti in ricchi e poveri rispondeva a una scelta di realismo dettata dalla volontà di proporre un modello che potesse davvero essere utilizzato dagli Stati settecenteschi in cui la differenziazione tra le élite e il resto della popolazione era nettissima e, soprattutto, incolmabile. Immaginava per i poveri più meritevoli il passaggio nelle scuole dei ricchi grazie a borse di studio erogate dallo Stato. 

Filangieri pensava che la formazione del cittadino dovesse proseguire per mezzo dell'educazione dei costumi, egli era convinto che soltanto una trasformazione complessiva della moralità pubblica avrebbe promosso la nascita e lo sviluppo di una nuova idea di cittadinanza. L'obiettivo era portare tutti alla conoscenza del funzionamento dello Stato e instillare nell'opinione pubblica l'amore per la patria e il desiderio di lavorare per il bene e la gloria della nazione. 

La terza forma di educazione era l'istruzione pubblica e comprendeva oltre alle università anche le accademie, la stampa e le belle arti. Era volta a favorire la ricerca e le innovazioni in tutti i campi della scienza e a diffonderne i risultati nell'intera collettività, rendendoli così davvero utili. Lo Stato doveva fornire la ricerca scientifica nelle università e nelle accademie e le nuove scoperte dovevano essere divulgate al fine di apportare reali benefici in tutti i campi. Bisognava offrire un modello di legislazione scolastica che garantisse a tutti i cittadini l'opportunità di ricevere un'educazione adeguata alla propria condizione e alle proprie esigenze. 


Nato nel 1724 Immanuel Kant  venne fortemente influenzato dalle convinzioni religiose della famiglia, in particolare della madre, seguace del movimento pietista. Notevole influenza esercitò sulla sua formazione il filosofo Martin Knutzen che lo introdusse allo studio dei due pensatori allora più influenti nella cultura europea: lo scienziato Isaac Newton e il filosofo Christian Wolf. 

Kant aveva sottolineato il valore dell'attività conoscitiva dell'individuo. Egli affermava che il mondo è ordinato dall'attività originaria del soggetto, ovvero dal suo pensiero. Tale convinzione portava Kant a collocare nell'esperienza l'origine dell'attività cognitiva, aderendo alle conclusioni del sensismo. Egli divideva il campo dell'esperienza in due ambiti diversi: da un lato la sfera della conoscenza, circoscritta al mondo dei fenomeni, dall'altro dell'esperienza morale che introduce al nounemo o "regno dei fini". Per Kant il fine ultimo dell'educazione coincidesse con la formazione morale dell'individuo. Egli aveva ricondotto all'individuo l'adozione di un comportamento etico. Secondo Kant il presupposto della moralità è la libertà, soltanto un uomo libero può essere morale. 

Nel pensiero kantiano tale istanza obbediva alla volontà di sottoporre a "tribunale della ragione" ogni momento della vita e dell'attività secondo il noto programma enunciato nella Prefazione della Critica della ragion pura.                                                                                                 

Nel saggio pedagogico del 1803 Kant sviluppò tali presupposti, delineando un organico modello pedagogico. Kant distingueva l'educazione in fisica pratico morale. L'educazione morale ha per oggetto la formazione della personalità e costituisce la parte più importante dell'attività educativa. Essa si articola a sua volta in tre momenti distinti e successivi: la meccanica cultura scolastica, basata sull'apprendimento delle nozioni e dei saperi di base; la cultura pragmatica, che "riguarda la prudenza" ed è compito peculiare del precettore; la cultura morale, che concerne la moralità. 

Per Kant lo scopo dell'educazione è infatti la conquista della libertà morale: l'educazione non coincide con il rispetto della natura, ma consiste nel dominio su di questa. Obiettivo di una corretta gestione dei primi anni di vita del bambino  è evitare che contragga abitudini negativa che possano "guastare il cuore e i costumi". 

L'obiettivo dell'educazione è l'acquisizione della capacità da parte della ragione di fare da guida al comportamento, traendo da sè la legge e la forma da cui dipende il valore morale di ogni atto, indipendentemente dalle circostanze in cui viene compiuto.

Tutto dee concorrere alla realizzazione della "cultura dell'animo", che coincide con la componente fisica e fisiologica delle facoltà intellettuali e spirituali. 

In seguito si passa all'educazione delle facoltà cognitive in inferiori (i sensi, l'immaginazione  e la memoria") e superiori "intelletto, ragione e giudizio). Esse devono essere coltivate insieme, subordinando le prime alle seconde. Kant distingueva poi la cultura generale in fisica  e morale. Anche  a proposito dell'insegnamento egli sottolineava il valore dell'attività conoscitiva diretta da parte del soggetto, chiamato a divenire responsabile delle proprie azioni. Suggeriva agli insegnanti di adottare nelle loro lezioni il metodo socratico, basato sull'interazione continua tra docente e allievo. 

Kant si concentrò in particolare su quella che definì la cultura generale morale dell'individuo, ovvero sulla sua formazione morale, intesa come la capacità del soggetto di scegliere autonomamente tra il bene e il male. 

In questo modo è possibile, fin dall'infanzia e dall'adolescenza, far capire ai bambini l'idea del bene e del male. Bisognerà mirare alle "formazione del carattere", iniziando così l'individuo al processo di conformazione della sua volontà alla legge morale universale

Kant individua anche alcune delle qualità fondamentali che è opportuno sviluppare nei giovani. La  prima è l'obbedienza, indispensabile per insegnare al ragazzo a rispettare le leggi che regolano la scuola e la società. Gli altri elementi determinanti per la formazione del carattere sono la sincerità, la socievolezza e un'istruzione adeguata all'età degli allievi. La sincerità è considerata dal filosofo tedesco l'essenza stessa del carattere, perchè porta l'individuo ad agire seguendo la verità e la moralità. 

Il filosofo ritiene la socievolezza fondamentale per creare buoni rapporti di amicizia, per preparare i ragazzi alla vita sociale e al lavoro e per aprire le loro menti. 

Kant sottolinea l'importanza di fornire ai giovani un'istruzione adeguata alla loro età e ai loro interessi. Essa serve a promuovere la saggezza del fanciullo. 

Obiettivi dell'educazione pratica kantiana sono la disciplina, la cultura, la prudenza, la moralità. Per Kant, però, l'educazione non può porsi soltanto obiettivi immediati e circoscritti. Per esempio Sulla pedagogia contiene alcuni messaggi utopici. Il primo viene lanciato da Kant trattando delle disuguaglianze sociali. L'obiettivo è promuovere negli allievi la coscienza dell'uguaglianza degli uomini e della giustizia sociale e ispirare l'amore per il prossimo e un sentimento umanitario universale. Secondo il filosofo tedesco l'uomo non può diventare vero uomo se non attraverso l'educazione. Kant enunciava con estrema chiarezza quello che era il progetto educativo dell'Illuminismo più maturo, secondo cui l'educazione doveva avere un "carattere mondiale". Il filosofo tedesco era consapevole delle difficoltà di un progetto di questo tipo.


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